Pre-vedere l’abbandono. Luca bambino judoka di oggi, cosa sceglierà domani?

Luca (nome di fantasia) allievo di 8 anni che ho avuto il piacere di avviare al judo.
Luca non riesce a fare la capriola in avanti nonostante abbia provato in più occasioni e da più tempo. Un giorno decido di proporgli un nuovo modo di fare la capriola e di allenarlo all’esecuzione. 
Luca prova con energia più volte, ogni volta è un fallimento (lui usa questa parola) fino a che si siede a terra imbronciato: “maestra non c’è nulla da fare io non ci arrivo non sono capace”.

Allento lo stress della ripetizione, cambio esercizio, lascio che la lezione si concluda riflettendo nel mentre sull’approccio didattico utilizzato.
Non posso lasciarlo andare a casa con il ricordo dell’emozione sgradevole provata in quello che lui sente come fallimento. Mi avvicino e chiedo riformulando con le sue parole: “Luca mi aiuti a capire cosa significa non ci arrivo non sono capace, ricordi, hai detto così quando provavi la capriola?”


Luca: “bè lei me lo spiega tante volte io tutte le volte non riesco allora vuole dire che non capisco maestra sono scemo! non riesco basta non ci provo più!”
Non c’è stupore a sentire con quali parole i bambini si descrivono. Ascoltano la televisione o gli amici o gli adulti e poi, pur non conoscendo bene il significato (dunque tanto meno il danno che certe parole possono arrecare alla crescita) di quello che sentono, memorizzano tutto senza filtri e riutilizzano così come ricordano.

Poco utile spiegare a Luca che “scemo” da “scemare” letteralmente significa “non pieno, non intero” e che siamo noi adulti (questa è solo una mia opinione ingenua) a decidere di utilizzare e passare la parola scemo solo nel suo peggior significato. È probabile che si ignori che dire: “c’è una luna scema” equivale correttamente a dire che la luna non ha ancora raggiunto la forma piena. La luna non è piena tutti i giorni però lo diventerà nel tempo. Un ciclo che si ripete!
Luca ha 8 anni pratica judo meglio optare per l’esperienza diretta, via efficace a questa età per tentare di modificare il suo dire il suo pensare e il suo vissuto nel judo.

Pre – vedere.
Non perdere di vista che Luca bambino judoka diverrà adolescente, studierà materie complesse, parteciperà a competizioni impegnative, vivrà i primi amori e le prime sfide sociali. Serviranno a lui autostima sicurezza fiducia gioia capacità, proprio quelle ricchezze che il judo dona a chi lo pratica.

Memorizzare “non riusco”, “scemo o basta!” non lo renderà un adolescente judoka soddisfatto e nemmeno un adolescente sicuro e felice. È molto probabile che sperimenti piuttosto altri insuccessi. 
Il pensiero negativo di oggi è da trasformare in pensiero vincente perché Luca sviluppi quella flessibilità che da adulto consentirà di organizzare e adattare ciò che fa e che ha in funzione di un buon equilibrio di vita esattamente come l’equilibrio che sperimenta nel judo
Il compito che mi spetta come professionista e come tecnico è allenare oggi la mente di Luca a crescere, allenare Luca a sentire come la sua mente cresce. 

Pre- vedere.
Il primo passo come insegnante è pensare a Luca come alla luna, domani sarà piena e splenderà! 
Il secondo passo è far comprendere a Luca che anche lui è come la luna (utilizzo metafora*), non può essere tutti i giorni luna piena, al momento giusto, crescendo giorno per giorno lo diventerà e così tante volte sarà nella vita! 
Se la luna dicesse basta o si arrendesse alle nuvole … come sarebbero le notti? 
Il terzo passo è far capire a Luca che anche quando a lui non sembra essere così, in realtà cresce e migliora in ogni momento in ogni errore in ogni capriola in ogni scelta. 
Ai bambini però si sa, serve praticità, serve toccare con mano.

(*le metafore non possono essere scelte a caso, costruite a caso, devono essere semplici adatte alla situazione comprensibili emozionanti!) 

Pre- vedere
Cambiare oggi. Il metodo di insegnamento adottato non è efficace per Luca, agire solo in termini di pianificazione ed esecuzione si traduce in lui: “non importa se sbagli continua a provare”. Così non allena la mente a crescere. La mente di Luca si ferma in ogni esecuzione in ogni fallimento e memorizza: “non riesco …basta … scemo”.

L’obiettivo è dare adesso a Luca la consapevolezza che nell’errore la mente in realtà cresce e c’è un miglioramento. Le cose cambiano ogni volta, come la luna, sempre un pezzetto in più non in meno Così è lui, cambia, e cambia ogni volta.
P
er esser utile a Luca l’insegnamento richiede di fare ad ogni suo passo (in questo caso è ogni suo nuovo tentativo) avanti un passo indietro. 

Nella pratica: chiedo a Luca di eseguire una prima capriola e subito dopo una seconda capriola. Al termine ci prendiamo un attimo mi siedo accanto a lui e lo accompagno a dirigere la sua attenzione non su quello che succede, ovvero la capriola non viene, bensì su che cosa di diverso e di nuovo ha fatto la seconda volta rispetto al primo tentativo. Questo momento si ripete per ogni futura esecuzione di capriola. Dedico tempo a Luca, tutto il tempo che serve e che lui ha piacere di trascorrere lì, con me, con il judo.

In questo modo Luca si ferma e coglie, guidato da me, i dettagli positivi che prima non vedeva perché concentrato solo sul finale “non riesco”. Luca ha modo di capire come e cosa fa in più rispetto a prima. Luca ha modo di comprendere che è cresciuto che la mente è cresciuta di volta in volta, un pezzettino per volta qualcosa è andato meglio. 
Luca assimila i principi del judo: rispetto per se stessi (oltre che per l’altro) flessibilità (adattare quello che si ha già alla nuova situazione) perseveranza (credere fiducia) non inutile ma finalizzata. 
Principi questi che nella sua adolescenza faranno la differenza nelle scelte. 

Luca sperimenta e tocca nel concreto (perché è lui che trova il positivo!) la crescita della mente. Sostituisce la rabbia del fallimento con la soddisfazione di aver fatto ogni volta qualcosa in più e di diverso, con la gioia di assomigliare alla luna. Sostituisce “non sono capace’ con … “la prossima volta correggo … faccio attenzione a …sarà diverso”.
La mente non si ferma al fallimento, la mente vede oltre, cerca soluzioni.

Luca bambino sceglie di farcela, sceglie e decide che le cose cambiano ogni volta e che è lui che contribuisce a questo. Luca adolescente si ricorderà come era il piccolo judoka e quanto è cambiato. Ricorderà e soprattutto sperimenterà la forza del “dialogo” vissuto con il judo negli anni. 

Pre – vedere.
Luca oggi bambino e il judo. Un passo avanti ed uno indietro accanto al maestro per capire che non si perde, si cresce un pezzettino per volta, la mente cresce in ogni capriola. 
Luca domani adolescente e il judo. Sentirsi sicuro, capace, felice … troppo bello! Perché abbandonare il dojo!

Dott.ssa Loredana Borgogno
Psicologia dello Sport e della Comunicazione 
Per informazioni: loredana@comunicare-insieme.com 
Sito web: www.loredana-borgogno-psicologa.com

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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.

Un commento su “Adolescenza e judo (parte seconda)”

  • Si parte dal presupposto che sono le difficolta’ che ci aiutano a capire cosa occorre fare per superarle, e sopratutto il tempo da spendere perché ciò avvenga.
    Detto questo, nel momento in cui il bambino comprende che col lavoro si superano gli ostacoli, egli impara a comprendere che sarà la dedizione, la pazienza a fargli superare l’ ostacolo.
    Con ciò intendo dire che è l’esatto contrario, dove oggi è richiesto tutto è subito, e questo va in conflitto con quelle reputiamo siano priorità.
    L’individuo ha necessità di capire ed il tempo darà lui una mano…
    Scusami i pensieri “attorcigliati”…

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