Osservare da e con altra prospettiva mentale può dar origine a comportamenti differenti.

I bambini e gli adolescenti esprimono emozioni e manifestano comportamenti che per noi adulti a volte sono di difficile traduzione e, se arriviamo a tradurli, spesso lo facciamo seguendo il senso comune o come lo definisco io il senso più a portata di “mano”.
Un esempio è attribuire ad una situazione di inattività o di noia una mancanza di autonomia, una difficoltà di relazione, apatia e cosi via. Nel senso comune la noia o il non fare si prestano ad esser anche sinonimi di “è depresso” o “è triste” o “c’è qualcosa che non va”.
Sfugge cosi un altro punto di vista. Sfugge il risvolto sano che questi momenti sono capaci di contenere. 

Se ci soffermiamo e proviamo ad osservare la noia e l’inattività con altro occhio possiamo darci l’opportunità di considerare che il bambino (o adolescente) in questo stato stia affrontando un cambiamento e che per affrontarlo e superarlo necessiti di trovare un nuovo equilibrio.
Se c’e noia perchè la persona crede di aver già sperimentato tutto ciò che conosce allora nella sua testolina si starà dando da fare per trovare qualcosa di nuovo il che significa che il bambino in un momento che apparentemente appare di stallo in realtà sta attivando e sviluppando risorse come la creatività e il problem solving, trovare alternative. 

Se c’è inattività può essere che abbia chiesto troppo al suo entusiasmo andando in over energy training e che stia cercando di ripristinare un equilibrio psico-fisico attivando autonomamente meccanismi di recupero di modulazione di adattamento per poi produrre un cambiamento. 
Accade di dover accettare che la noia e l’inattività durino un pò più a lungo di come noi adulti ci aspettiamo ed è anche possibile che il bambino sia realmente triste. Non è infatti così immediato e semplice trovare la soluzione. 

Può essere frustrante perchè richiede più tentativi mentali e comportamentali tuttavia in senso positivo può essere proprio questa sgradevole sensazione a motivare ad uscire da questa condizione e stimolare ad “agire” andando ad aumentare il livello di autonomia del bambino.
Se corriamo subito in suo aiuto perchè NOI adulti pensiamo che è triste, è depresso, lo priviamo in quel momento dell’opportunità di imparare a differenziarsi (staccarsi) di imparare ad ascoltarsi di imparare a trovare soluzioni in autonomia, di creare.
Immaginate un lupacchiotto che è uscito dalla cuccia si è un pò allontanato ed è fermo, sdraiato, non scodinzola, se ne sta solo in “panciolle”. La mamma esce dalla cuccia lo prende e lo riporta dentro.

Adesso provate ad immaginare questa breve storiella ma con un finale diverso. 
Il lupacchiotto è fuori è uscito e si è allontanato un pò dalla cuccia è fermo, non scodinzola, è solo, è sdraiato …la mamma si affaccia dalla cuccia, si fa vedere e poi rientra. Il cucciolo sta fermo … passa un pò di tempo, poi inizia a stiracchiarsi, inizia a scodinzolare, fa un giretto, annusa il terreno, trova una pallina, ci gioca, la prende e poi rientra nella cuccia.
Nel primo caso la mamma ha probabilmente dato spazio alla preoccupazione, al senso comune; nel secondo caso la mamma rassicurato il piccolo della sua presenza, gli ha consentito fiduciosa di vivere il momento, ha concesso il tempo necessario al cucciolo per progettare e costruire un nuovo agire nonché un cambiamento

Dr.ssa Loredana Borgogno
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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.