“Io credo in quello che sto facendo in questo momento penso però che qualcosa in me non vada bene, non so mi sento […]”.
G. è una atleta adolescente.
“Devo farcela, devo farcela”. Queste sono le parole che molto spesso ridondano nella mente di G. alle soglie di una competizione.
Parole che suonano come un’imposizione verso se stessa e non come una “sana” sfida.
G. possiede tutto ciò che le serve per poter arrivare al suo obiettivo.
Ha le abilità tecniche, ha forte determinazione, ha il coraggio, ha lo spirito competitivo e lo spirito di sacrificio. Ha insomma tutti gli ingredienti che possono alimentare una vincente motivazione.
Cosa manca allora in G., cosa la fa dubitare così di se stessa?
G. è talmente concentrata sull’obiettivo più grande che non assapora quello che conquista prima, non pone attenzione ai “cartelli indicatori” che nel cammino incontra.
Quei cartelli che le confermano il suo potenziale e che lei non legge con attenzione solo perché non è arrivata alla destinazione finale.
In questo modo si dimentica di ringraziare se stessa per quanto sta facendo, si dimentica di riposare con la mente, si dimentica di gioire.
Supera diverse competizioni alcune per nulla scontate eppure non si concede di prendere coscienza di quello che ha fatto, di come lo ha fatto e perché lo ha fatto. Tutto diviene scontato e lei non si “nutre” di consapevolezze, di gratificazioni.
Procedendo così non può comprendere se quanto fa oggi sia realmente efficace per il domani, non si ascolta, viene meno il riconoscimento della passione in favore di un alto senso del dovere. Dovere che piano piano “soffoca” e alimenta dubbi e emozioni ostacolanti. Naviga senza guardare il paesaggio, raccoglie oggetti senza esplorarli.
Per G. non conta nulla se non il suo ultimo obiettivo, che certo è importante, tuttavia è il punto di arrivo, non tutta la strada.
Avere bene in mente dove si vuole arrivare è importante è primario, ciò nonostante prima c è tutto un prezioso percorso da affrontare. Prezioso perché restituisce informazioni essenziali su di sé, percorso che informa se la strada scelta è quella efficace oppure no, percorso che consegna strategie e suggerimenti da custodire come cartine tornasole.
Affrontare i particolari come se non fossero importanti può condurre proprio a quella sensazione: ” qualcosa in me non va bene … mi sento come se…”. L’unico modo per vincere è imparare a vincere “un po’ per volta”.
Chi mi segue da tempo, ricorderà di certo le mie parole: “Vinco per gareggiare e non gareggio per vincere”.
Ebbene ho chiesto a G. di riflettere su questo, imparare a vincere un po’ per volta.