Quando affrontiamo un evento è più importante cosa pensiamo o come pensiamo?
Una delle prime riflessioni che vi invito a fare è se siete tra le persone che affrontano una sfida per non perdere o affrontano una sfida per vincere. Nella risposta data si manifesta la differenza tra cosa si pensa e come si pensa. Cosa pensiamo si basa sui risultati ottenuti sino a quel momento, come si pensa invece si relaziona a quanto e come diamo la possibilità a noi stessi di essere e comportarci da persone sicure.
Apparentemente le due opzioni sembrano uguali, entrambi sembrano legarsi, nell’esito, come per principio di transizione, alla vittoria; tuttavia mentalmente rappresentano un pensare che esprime e indirizza a due condizioni assai differenti.
Affrontare una gara per non perdere pone mentalmente (condizione inconscia) la persona nella condizione di trovarsi all’interno di una bolla negativa che contiene credenze radicate come: ” sono a rischio … è più forte …devo evitare che .. la volta scorsa…”. Tutte frasi queste che, equivalgono e si traducono in ” non sono una persona vincente!”. Gareggiare per non perdere, affrontare un esame per non prendere insufficiente, significa pensare con una bassa autostima, significa attaccare pesantemente il livello di fiducia in se stessi, significa pensare a sopravvivere.
Ecco, dunque, l’importanza non tanto di che cosa si pensa ma di come si pensa. Nel momento in cui un ring ci attende, nel momento in cui si attende lo start, nel momento in cui si è davanti ad una commissione d’esame, pensare: “sono qui per vincere.. sono qui per prendere dieci, sono qui per dare il massimo…” equivale a “sto per esprimere il meglio di me …. io valgo … io sono … io vivo!” Pensare per vincere significa non sperare nella fortuna, nelle condizioni favorevoli, in una giornata buona del professore, in un sorteggio clemente. Pensare per vincere significa darsi il permesso di esprimere tutto il meglio di sé, avere completa fiducia nel proprio saper fare, aver fiducia in quello che si è. Significa non sottolineare o non giustificarsi a priori: ” sono qui dopo aver avuto una brutta giornata … ho passato mesi a …ho le febbre..la strada è stata lunga…”.
Fissare bene nella nostra mente che:
“sono qui per non perdere = sono qui per non andare a fondo, sto a galla!”;
“sono qui per vincere = sono qui per dare il massimo, per superare me stesso!”
Focalizzarsi sul vincere abbatte limiti mentali che noi stessi poniamo. Pensare a come si pensa prima di un appuntamento importante, porta la nostra mente a percorrere la via del positivo. Il positivo ci fa navigare con vento favorevole verso porti “accoglienti”.
Questo, non equivale necessariamente, materialmente, ad una vittoria, tuttavia, crea le condizioni per un futuro di crescita e di evoluzione personale, permette di vestirsi con abiti non di un perdente bensì di un vincente. E sentirsi vincenti oggi che prima o poi porterà alla vittoria.
Gareggiare per non perdere porta a cadere nel vortice della: “paura di vincere … paura di non replicare …paura di sbagliare”. Ma, chi è indenne da errori? Quale campione ha mai vinto sempre e tutto? Quale imprenditore ha mai conosciuto solo guadagno? Più si diventa bravi imprenditori, più si diventa atleti forti, più è scontato che le difficoltà aumentino, e, che, avversari diventino più esperti e preparati a batterci.
Vincere – non vincere non corrispondono a sono – non sono, bensì a: “sto utilizzando il cosa o il come?”.
Come pensare? Cancellare ieri, allontanare il domani, ancorarsi al qui ed ora: adesso! Pensare da vincenti, pensare color oro, perché l’oro nutre la mente del campione, che, c’è ed esiste in tutti noi e, che, ha tutte le caratteristiche per vincere!
Se si prova ammirazione per un atleta in particolare, se si prova invidia (sana) per un professionista la prima cosa da farsi è pensare con la mente di quel campione, pensare con la mente di quel professionista. Proprio come quando si abbraccia un amico/a con l’intento di fargli sentire tutto il nostro affetto: “non basta stringerlo a me, io adesso mi trasformo in questo abbraccio!”
Dr.ssa Loredana Borgogno
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