Utilizzare la psicologia per l’allenamento mentale significa utilizzare principi teorici e/o tecnici in funzione di una prestazione sportiva (questo non esclude applicazione di medesime tecniche anche in ambito professionale lavorativo). Si punta a sviluppare negli altri compentenze specifiche funzionali alla richiesta di un risultato e/o migliorarne e ottimizzarne alcune se già presenti. Con la “forza” mentale si gestisce la richiesta di una competizione, l’ambiente, le emozioni e l’esperienza pregressa con una maggiore flessibilità e si ottiene una migliore performance.
Da dove partire concretamente?
-> Regolazione degli obiettivi. E’ un passo molto importante, è come costruire una scala, uniamo uno scalino dopo l’altro. Questi consentono di ottenere la nostra scala, quella che servirà per salire in “alto” (il VOSTRO alto!). E’ necessario dunque stabilire e regolare gli obiettivi non solo a lungo termine, bensì anche quelli più vicini, perché tutto sia propedeutico a …
Regolare gli obiettivi consente di poter osservare i progressi entro un dato tempo, aiuta a rimanere concentrati, a sentirsi motivati (motivazione intrinseca e NON esterna), e offre la percezione di avere il controllo costante della situazione. Gli obiettivi tecnicamente parlando dovrebbero essere SMART. In linguaggio comune diciamo che è importante che siamo specifici, scritti, concreti, chiari, reali quindi misurabili, osservabili, realizzabili entro un dato tempo, e soprattutto aggiungo io, personalizzati!.
Mi è caro sottolineare che, un valido professionista non fa “tutto uguale a tutti” certo può usare medesime tecniche, tuttavia il vostro percorso è solo il vostro. Per comprendere, pensate a quando vi siete recati per la prima volta (o avete assistito a questo) in una sala pesi e avete richiesto una scheda di allenamento. Sappiamo bene che le macchine utilizzabili sono le stesse per tutti, tuttavia dovrebbe anche essere scontato che ognuno ha un corpo e obiettivi diversi da altri. Quante volte avete invece notato che le schede erano praticamente uguali per tanti? Ad una richiesta tipo: voglio definirmi… come per incanto la scheda era come tante altre. Allo stesso modo accade nel settore della preparazione mentale. Siate attenti, il vostro percorso non solo come obiettivi ma anche come iter deve esser personalizzato. Non per tutti va bene “immaginare”, o ricorrere a “frasi fatte”… Come fisicamente e geneticamente possiamo avere nostre caratteristiche, così anche mentalmente siamo diversi da tutti gli altri. non è detto che l’allenamento mentale sia adatto nell’immediato per tutti. Spesso è necessario partire da altro percorso.
Obiettivi corretti determinano nuova fiducia, migliorano la capacità di valutare le proprie prestazioni e di rimanere in linea con il futuro. Rivedere periodicamente i propri obiettivi aiuta a capire se, gradino per gradino, li stiamo concretizzando, o, se è necessario modificare qualcosa di noi e nel nostro fare per realizzarli.
[1. Ho intenzione di abbattere (segnare) questi tiri liberi.]
[2. Se l’influenza viene esercitata attraverso il dialogo, il potere raggiunto (che si raggiunge) è quello di un accordo]
-> Emozioni. Il lavoro sulle emozioni (è necessario che il professionista provenga da un percorso e conoscenze psicologiche) è molto delicato. Durante le situazioni di pressione, non è semplice regolare e gestire le emozioni. Dare suggerimenti in frasi, o insegnare a spostare la mente altrove, non significa controllare l’emozione ma spostarsi su altro. E’ molto differente, spostare non vuol dire eliminare. Quante volte un atleta dice “stavo bene fisicamente ero molto concentrato poi … non so, la testa non era presente, ho perso il controllo della situazione, errori stupidi, ho mollato..”. Questo accade perché si è appresa l’azione di spostare la mente su altro ma non a gestire veramente l’emozione, che sistematicamente … viene poi fuori quando meno ce lo aspettiamo.
Emozioni fuori controllo si individuano visibilmente attraverso l’ansia, la sudorazione, le gambe “molli” in riscaldamento, il cambio del tono di voce, l’eccessiva attivazione (è come essere alimentati da un motorino), la troppa sicurezza (attenzione a questa!, condizione il più delle volte non ben interpretata!), la ricerca di distrazione, l’eccessiva salivazione, l’aumento della diuresi e del defecare, e l’insinuarsi dei pensieri irrazionali. Questi sono il nemico peggiore, anche perché non sempre li associamo all’emozioni.
Pensiero irrazionale è ad esempio esser centrati su cosa accadrà se … ovvero sul futuro della situazione; se questo avviene significa che si è centrati su qualcosa che è già successo, si insinua nella mente qualcosa di già sperimentato (quella curva, quel colpo, quell’avversario…) e dunque si rivivono emozioni non positive di allora, o positive (ricordate: troppa sicurezza) non adeguate a quel momento.
Cosa fare? Uno dei metodi migliori è, mentre si costruisce la scala (gradino dopo gradino), analizzare il proprio dialogo interno (self talk) rileggerlo, modificarlo, completarlo. L’atleta, con il dialogo interno rimane nel qui ed ora, nella situazione reale, del presente. Parlare di sé e con sé correttamente significa realizzare un pensiero realistico ed evitare l’irrazionale. Si possono costruire routine pre-gara (molti preparatori mentali lo consigliano), personalmente prediligo correggere la capacità di attenzione e , di concentrazione, la messa a fuoco di particolari elementi. Perché ogni gara è a sé! Tutto cambia tutto ha una sua evoluzione! Avete mai visto un’alba uguale in tutti i giorni?
Buon lavoro. Per informazioni scrivetemi: dana.insieme@gmail.com
Dr.ssa Loredana Borgogno
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