Loredana, la bimba Maria (nome di fantasia) di 10 anni, mi dice:
“Certo che tu sei brava perché fai la psicologa, io chissà cosa farò”.
Continua:
“Da quando posso parlare dei miei pensieri con te, sento che sono più sicura, ė solo che a volte a scuola, quando faccio errori stupidi, perché sono errori stupidi lo so, mi sento triste e mi arrabbio perché non sono brava come gli altri compagni. A volte vedo che qualcuno ride“.
La ascolto, quando si interrompe condivido con lei:
“Cara Maria, sai a scuola anche io avevo alcune difficoltà, soprattutto in matematica, che ancora oggi odio ed evito. Quando mi accorgevo che sbagliavo, mi arrabbiavo esattamente come te, anzi piangevo, perché mi dicevo: sono proprio una frana“.
La ascolto, quando si interrompe condivido con lei:
“Cara Maria, sai a scuola anche io avevo alcune difficoltà, soprattutto in matematica, che ancora oggi odio ed evito. Quando mi accorgevo che sbagliavo, mi arrabbiavo esattamente come te, anzi piangevo, perché mi dicevo: sono proprio una frana“.
Maria incuriosita a giudicar dall’espressione chiede: “E come hai fatto a diventare così brava?”. Sento che adesso Maria vuole una risposta che possa servirle, come se volesse il segreto del mago! Dunque, per non giocarmi “l’apertura” del momento, le chiedo:
“Dimmi Maria cosa significa per te diventare brava?”.
“Be’ per me significa prendere sempre bei voti, essere sempre attenta, non fare arrabbiare mamma e papà che lavorano e sono stanchi”.
Mi aspettavo la spontaneità della bambina, non c’è bisogno di costruire nessuna risposta calcolata, solo la verità, quella che tutti i bambini si aspettano dall’adulto:
“Allora mi spiace deluderti anche io non sono diventata brava, perché non ho preso solo bei voti, perché spesso mi sono distratta e perché ho fatto ancora arrabbiare i miei genitori”.
Maria: “Però oggi sei brava”. Maria appare ansiosa, lei vuole la risposta che le risolva il suo problema, lei vuole sapere che cosa dovrà fare…
Ancora mi fermo alla verità: “Non saprei, chi lo può dire, so che cerco di fare del mio meglio”.
e lei con la sua dolcezza stupisce: “Lo dico io Loredana per me sei brava”. Ed ecco che è il momento di darle la pozione magica, quelle parole che la rassicurano e le daranno fiducia.
“Ti ringrazio, dunque se oggi sono brava, nonostante abbia sbagliato, nonostante mi sia distratta e nonostante abbia fatto arrabbiare i miei genitori, anche tu lo puoi diventare giusto?”.
Maria si ferma e riflette, prende una matita in mano fa qualche scarabocchio e po.: “humm direi di sì, ho ancora tanto tempo, sono piccola. Però non capisco una cosa”.
I bambini non si fermano, le domande a loro piacciono tanto, la curiosità, il non sapere, il voler sapere, chiedono e chiedono: “Dimmi“.
“Come mi accorgo se divento un po’ più brava?”. Giustamente! Cosa poteva chiedere di più azzeccato?
Null’altro mi è venuto spontaneo se no dirle:
Null’altro mi è venuto spontaneo se no dirle:
“Forse quando non penserai a prendere tutti bei voti, ad essere sempre attenta e a non fare arrabbiare i tuoi genitori, esser bravi non è esser perfetti”.
Maria mi guarda sorride, e quasi come se tutto per lei fosse risolto mi dice: “Si insomma hai ragione, dai raga, alla fine ho 10 anni non posso esser perfetta, crescerò. E poi, i mei genitori, anche se prendo sempre bei voti mica si stancano meno”.
Grandiosa Maria, grazie!