“Divertiti prima di tutto”. Espressione comune che si utilizza con il fine di allentare il distress (attivazione negativa, presenza di stress negativo, invalidante) prima di una competizione o per “addolcire” un risultato ottenuto non congruo alle aspettative iniziali. Espressione che si utilizza con adolescenti e adulti indifferentemente e, che, inconsapevolmente, spesso si utilizza senza adattarla all’ “atleta”.
Se cogliamo il significato originale, etimologico di divertimento, dal latino divèrtere, questo equivale a: volgere altrove, distogliere, dedicarsi ad attività di svago, passatempo. Da subito ci si rende conto come questi concetti non rappresentino del tutto quello che nel nostro reale intento vogliamo trasmettere all’atleta.
La prima cosa è chiedersi: cosa si intende, o meglio quale significato dare al divertimento?
Diversamente dal divertimento infantile, dove sono (credo sia di totale condivisione) i sorrisi, la vivacità, l’indice primo di quanto divertimento stiano sperimentando i bambini, nello sport agonistico di atleti adolescenti o adulti è necessario andare oltre a questo e comprendere che il significato del divertirsi si è come evoluto per poi passare ad un livello superiore più completo.
Il divertimento si tramuta in: desiderio di allenarsi e gareggiare guardando non solo al presente; il divertimento diventa lo strumento con il quale si riesce ad attenuare un’ansia eccessiva; il divertimento diviene la capacità di comprendere l’insuccesso per continuare a competere con la stessa perseveranza; il divertirsi è riuscire ad accettare e superare la stanchezza; il divertimento è utilizzare la creatività per cambiare schemi di utilizzo costante.
“Divertiti” equivale dunque alla capacità dell’atleta di utilizzare al meglio quella che personalmente definisco “intelligenza positiva” che si sviluppa e migliora attraverso un percorso mentale adattato.