“…Un problema …”.
Genitori dicono: ” è un problema quando fa … è se non si sveglia è un problema … è diventato un problema perché adesso lui … è un problema perché tutte le volte non …”. Alcuni esempi, qualcuno forse si ritrova negli stessi.
Gli adulti siamo noi e non loro, non si agisce per “aggiustare” un figlio, si agisce per comprendere il proprio figlio.
 
Probabilmente avviene inconsapevolmente tuttavia, si continua a pensare al proprio figlio/a come ad un “problema” e, quindi come tale, si cerca una soluzione lineare.
Peccato che le relazioni, i sistemi famigliari non seguano la regola matematica: 1+1=2.
Io dico + lui non fa non ascolta = lui è il problema.
 
Partire pensando che è l’altro che…, movimenta ancora più tensioni, ci si arrabbia come “bambini” e non si ottiene alcunché.

L’ interessante citazione: “se non sei parte della soluzione, sei parte del problema”, aiuta a riflettere.
Quante volte noi adulti, con il compagno, con un collega o un amico, facciamo i “capricci”, teniamo il muso, siamo nervosi e scattiamo se fa qualcosa che disturba un nostro momento? Magari l altro non sa nemmeno perché accade!
Perché al figlio/a, bambino o adolescente che sia, non può succedere questo?
 
Forse non è un problema, forse nemmeno è contro a quanto gli si chiede di fare o dire, forse semplicemente ha qualcosa che non va, che non comprende, e che non sa come esprimere.
Forse a noi non è capitato, da piccoli o adolescenti, di essere arrabbiati o tristi e non poterlo o saperlo esprimere? Cosa accadeva?
Ci arrabbiavamo, dentro noi era tutto un “no, te farò pagare!”.
Le marachelle, i dispetti, le fughe e altro, venivano proprio da lì, da quel nostro intimo “no”.
 
L’adulto può cambiare punto di partenza, rivedendo inutili e inefficaci convinzioni, non è che essendo duri si vince perché si “forgia” il carattere del figlio, non è che facendo passare tutto ricorrendo alla lassità, il figlio la vince.
Il punto è proprio questo, ci si relaziona per averla vinta, per raggiungere quello che è il proprio volere, secondo i propri bisogni e aspettative . Questo innesca per forza un conflitto, dunque, ci sarà chi vince e ci sarà chi perde.
 
Imparare, chiedendo aiuto, a relazionarsi con i propri figli, non come adolescenti o bambini arrabbiati, bensì attingendo energie e risorse dalla nostra esperienza adulta per trovare una soluzione.
Incontrarsi, non sfidarsi.
La madre e il padre nascono prima del proprio figlio … non al contrario.
Loredana
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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.