“La fedeltà di un bambino verso i propri giocattoli attraverso i secoli è una delle grandi storie d’amore dell’umanità”. (Fraser, 1972)

“Dai tesoro, non pensi che adesso sia il momento di non giocare più con quelle bambole, macchinine, sei grande, ci sono altri giochi su …”
Meglio comprare il cellulare, il tablet, la play station.
Fraser, con poche parole ci indica una grande verità. Amore per il giocattolo. Che bella cosa!

Ricordiamo noi, bambine con il fornetto a fare i nostri primi biscotti e, giocando si apprendeva un’autonomia.
Ricordiamo i maschietti con il seghettino che facevano le loro prime casette di legno?
E intanto la creatività il problem solving si sviluppavano.

Meglio il tablet, oggi. Li cattura di più, non sporca, non coinvolge noi adulti stanchi dopo una giornata di lavoro. Meglio il cellulare così sta tranquillo si guarda i video.

Quanto si amava il giocattolo?
Quanto favoriva la comprensione di concetti come responsabilità, relazione, dialogo, cura.
Il bambino che protegge il suo giocattolo, il bambino che ama il giocattolo.

Chi meglio di noi può insegnare questo?
I bambini giocano e giocano con lo stesso giocattolo, per mesi, anni, e oggi accade che l’adulto pensi: “ma quando crescerà … sempre le stesse cose … non si stacca mai da quei giocattoli…”

Si passa ai giochi “moderni”. Perché non lasciare ai bambini il tempo di “innamorarsi” del giocattolo?
Gioca ancora con la bambola? Gioca ancora con pupazzi macchinine palline fattorie? Bene!
Il bambino crescerà e crescendo darà un nuovo significato al suo giocattolo.

Ricordo me, 20anni con il bambolotto grande di stoffa, vestito tutto di rosso, capelli ricci e un gran sorriso!
Sempre lì poggiato sul letto rifatto al mattino presto, sempre lì ad attendermi alla sera.
Non era più il bambolotto con cui parlavo, al quale chiedevo i mille perché, non era più il bambolotto che stringevo la notte per addormentarmi.
Era il bambolotto della ragazza, che a guardarlo tornava bambina quando ne aveva voglia, il bambolotto che portava con sé i segreti raccontati per intere notti che faceva sorridere la ragazza di 20anni. Il bambolotto che faceva ridere!

Non ci giocavo più, tuttavia lui doveva stare lì, perché per me, oramai grande, il suo posto era in camera sul mio letto.
Perché Loredana piccola l’aveva “amato e protetto” come fosse l’unico rifugio sicuro, come se fosse l’amico numero uno al mondo.
Nessuno mai mi disse: ” lascialo perdere sei grande!”.

Il tempo perché qualcosa cambiasse, sarebbe arrivato da sé, non più giocattolo, ma ricordo di giochi, di momenti di vita, testimonianza di parte della mia vita.
Quanti di noi hanno pianto separati dai giocattoli quando si rompevano o venivano tolti? Amore per il nostro giocattolo!
Perché dunque non lasciare che i bambini di oggi giochino fino a che sentono di voler quel gioco, perché non lasciare che in loro maturi la responsabilità di qualcosa che è loro.

La tecnologia ha invaso il terreno vero, ciò nonostante è anche vero che noi adulti per primi ci mettiamo un attimo a liberare armadi dai giocattoli “non lo userà più, oramai…” chissà se davvero …
Noi per primi andiamo alla ricerca del giocattolo ultimo grido ultima moda, quando forse … i bambini giocherebbero con molto meno.

Dobbiamo insegnare loro questo, dobbiamo esser noi un modello di comportamento.
Se cambiamo televisore, computer, cellulare, scarpe non appena esce un nuovo modello…come è possibile farlo.
Forse è diventato difficile anche per noi apprezzare la semplicità, rispettare ciò che abbiamo e tenerlo sino a quando …. l’amore per quel “gioco” cambia?
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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.