All’espressione Jita Kyo Ei: “noi e gli altri insieme per progredire” affianco e ripropongo l’espressione: “il gruppo come laboratorio di vita” presentata in un mio elaborato di anni fa.

“Se cammino da solo vado più veloce, se cammino insieme ad altri vado più lontano”, chi di noi non ha letto almeno una volta questa bella frase e come non farne un live motive soprattutto in una disciplina come il judo.

Maslow (1908 -1970), noto psicologo, presentò la piramide dei bisogni dell’uomo, all’interno della quale tra i bisogni necessari alla vita dell’uomo compare il bisogno di amicizia, di riconoscimento, di relazione o, meglio nominati, i bisogni associativi.

Da sempre sostengo che l’uomo trovi sua declinazione in tre dimensioni: corpo-mente e relazione; come potremmo essere quello che siamo se non potessimo relazionarci con gli altri?

Formiamo i nostri modelli mentali, il nostro carattere a partire dalla prima relazione quella con la mamma, a cui segue quella con il padre, con i parenti, con gli insegnanti e poi loro: i nostri amici.

Il gruppo cui si sceglie di far parte, il gruppo cui si dedica la maggior parte del tempo disponibile, il gruppo al quale si sente di appartenere e nel quale si investono emozioni, progetti. Ci muoviamo soli attraverso il gruppo, nel gruppo e con il gruppo.

Il gruppo che non è solo regole, non è solo comunicare, è qualcosa di “meta”, qualcosa che va oltre elevandosi ad un livello superiore. Nel judo, magnifica disciplina, è così, noi entriamo in un gruppo che è di livello superiore, dove tutto è condiviso, da quelle infinitesime particelle del nostro essere umani al vero sudore, alle fatiche, ai sacrifici, ai sogni e alle vittorie.

Saliamo sul tatami da gara soli; ci siamo solo noi con i nostri pensieri, le nostre aspettative, tuttavia, senza loro, senza i nostri compagni che cadono per noi, che lottano con noi, che ci sostengono quando necessario, che ci abbracciano quando una medaglia entra in palestra, cosa saremo? Come trovare risposta ad affetto, amicizia, stima senza la loro presenza?

(Piramide Maslow)

Il gruppo come laboratorio di vita, un contenitore omnicomprensivo, un custode di significati meta, il gruppo che nasce con entità separate e diviene in tutt’uno, dove chi entra lascia qualcosa di sé fuori a favore del gruppo che di suo poi restituisce protezione, sostegno, solidarietà.

Perché fare judo? Perché il judo lascia spazio all’espressione della propria persona, perché trova libertà la nostra energia, perché qui si incontra il gruppo, dove ognuno di noi da ed ognuno di noi riceve, dove si vivono momenti in cui si perde razionalità talmente forti sono le emozioni, dove si conserva autonomia pur seguendo altri, il gruppo dove il maschile ed il femminile si incontrano senza differenze, dove non ci sono diversità, dove c’è spontaneità.

Il judo, consente un buon incontro affettivo interpersonale, consente l’incontro aperto delle differenti menti, contribuisce ad addestrare e formare le nostre abilità sociali. Il gruppo nel judo, l’incontro perfetto, o, come diceva Jacob Moreno, la culla dell’unione mistica delle parti, il gruppo come laboratorio di vita.

scritto per: JITA KYO EI

#psychoborg
#comunicareinsieme
#allenamentomentale

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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.