Nei primi mesi di vita il bambino si relaziona quasi esclusivamente con i genitori. È attento ai loro comportamenti li cattura e li memorizza. Crescendo inizia a desiderare di replicare quanto ha memorizzato, decide di sperimentare il “fare” accorgendosi che non sempre è in grado di imitare quanto ricorda.
Il bambino infatti non ha ancora piena consapevolezza di una funzione mentale di cui dispone e che utilizza spontaneamente che è la rielaborazione funzionale al problem solving; altrettanto non riconosce una risorsa che nel tempo per esperienza svilupperà, il pensiero creativo.
È possibile pensare che il judo favorisca lo sviluppo del pensiero creativo, perché il judo è un mondo di magia e fantasia consapevole e inconsapevole. Perché il bambino crea e disegna nella sua testolina la sua capriola che non è come quella dell’adulto ma è il suo prodotto, è il risultato del suo immaginare per poi riprodurre.
Il judo favorisce il pensiero creativo perché il bambino immagina quanto vuole diventare bravo e trova da sé le strategie per diventarlo. Le strategie sono il risultato del pensiero creativo. Il bambino nella pratica del judo deve adattarsi ad altri bambini e questo lo stimola a ricercare una strategia fisica e psichica per ottenere il meglio dal suo corpo e dalla sua astuzia competitiva.
Il judo è un gioco-educativo di forte impatto, è contenitore di regole di principi. È un compagno di vita che stimola il disegno della strada che da adulti si sceglierà di percorrere. È collaborazione, è scelta, è individualità e collettività, è forza e debolezza, è coraggio è paura, è vittoria e sconfitta. Il judo presenta la realtà in tutte le sue dimensioni, positive e non positive, non mente; questa è la sua forza educativa, allena alla vita vera.
Il pensiero creativo a cui il bambino attinge praticando judo lo rende non solo reattivo alle cose, ma artefice, attore e autore, attivo e pro attivo. È attore perché reinterpreta quello che il Maestro gli insegna ed è autore perchè è lui stesso che crea il suo judo, la sua tecnica, la sua fisicità.
Possedere pensiero creativo non equivale a lavorare di fantasia, non basta avere fantasia per raggiungere i propri obiettivi, bisogna trovare il modo per arrivarci. Il pensiero creativo non è un credere in qualcosa di magico, è apprendere che c’è una via per poter controllare almeno in parte gli eventi attraverso il proprio agire.
Il bambino non prende un bel voto pensando di servirsi della magia, studia e trova il modo per ricordarsi la lezione. Sul tatami non c’è un mago che fa vincere, non c’è un mago che si allena al suo posto. Il bambino sa che se vuole fare la sua “mossa” vincente, deve creare qualcosa che sia diverso da quello che fa l’altro bambino. Il bambino impara che non basta immaginare per fare, bisogna pensare creare e concretizzare. La mente del bambino che pratica judo non viaggia nella fantasia, immagina l’idea di …e poi lascia spazio alla creatività abbassando per un momento il pensiero critico.
Il pensiero creativo è ostacolato dal pensiero critico. La creatività di un bambino viene danneggiata dal controllo continuo dell’adulto finalizzato a fargli fare quello che lui vuole. La creatività viene danneggiata dalla continua richiesta di “sii perfetto”. Il bambino che utilizza il pensiero creativo può sbagliare tuttavia è nel tentativo di fare altro che attiva aree cerebrali differenti da quelle che normalmente utilizza. Dà fondo alla sola fantasia e porta alla luce il pensiero creativo il fare costruttivo.
Praticare judo è entrare in un campo dove il pensiero creativo è libero di correre. Il bambino viene spinto ad evitare la soluzione lineare (causa – effetto) per diventare “costruttore” di se stesso, ingegnere del suo grattacelo. Il judo stimola il ragionamento modulare: unire un pezzo di oggi con un pezzo di ieri per poi riutilizzarli domani e adattarli ad altra nuova costruzione. Il bambino è attivo e ricerca colori sempre diversi per dipingere le informazioni che riceve.
Pensiero creativo nel judo perché il bambino praticando apprenderà che osservare non è guardare non è vedere. Vedere è spontaneo, guardare è fermarsi su un qualcosa (potrei definire il guardare come prima evoluzione superiore del vedere). Il judo conduce alla punta dell’iceberg, l’osservare. Osservare significa cogliere particolari assemblare, personalizzare dunque creare.
Il penero creativo è esattamente questo, costruire qualcosa che non si trova perché è unico. Il judo favorisce l’insight quel “guizzo” che oggi fa la differenza sul tatami e che, domani, farà la differenza … nella vita.
Dr.ssa Loredana Borgogno
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