“Il destino di un uomo si forgia nel momento delle sue decisioni”. (Anthony Robbins)

Le ore, i minuti o i giorni precedenti ad una scelta da effettuare, processo decision making (decisione), diventano per molti un campo di tennis dove si incontrano/scontrano più coppie di elementi interni ed esterni, simili e opposti.

La pallina va da una parte all’altra, la testa “frulla”, mentre irritabilità, agitazione, insicurezza, indecisione modificano il nostro umore.

Ci sono decisioni che possono essere prese in un tempo dilatato, altre che richiedono velocità, altre dalle quali dipende il proprio futuro, altre che implicano la responsabilità verso altri e decisioni automatiche che nemmeno ci si accorge più di prendere.

Non vi è attimo della giornata in cui non si scelga e si decida. A partire dalle cose più meccaniche, routinarie e semplici, come scegliere la strada che conduce a casa, al lavoro, scegliere quale abito indossare, scegliere a quale amico mandare un messaggio, per arrivare a quelle più complesse imposte o volute, come cambiare lavoro, chiudere una relazione, trasferirsi.

Noi scegliamo, decidiamo e agiamo, provocando un cambiamento e generando conseguenze positive o non.

La scelta, la decisione, sono veicolate da processi motivazionali, da un sistema fisiologico spontaneo, istintivo, primitivo di sopravvivenza, dalla presenza di bisogni sottesi quali la ricompensa, la gratificazione, il guadagno, la perdita, dalla presenza di emozioni come la paura, l’ansia, la gioia.

La scelta può essere direzionata dalla qualità e dall’intensità emotiva suscitata da un’immagine fantasia del momento o da un’immagine concretamente osservata poco prima; può essere guidata da più vissuti passati, appresi e poi cristallizzati in noi; può essere determinata dal contesto e non meno importante da un sistema di valori appreso.

L’autore Damasio, neuroscienziato e psicologo, correla il processo di ragionamento a quello della decisione, affermando che gli stessi condividono anche eguali strutture neuronali e, evidenzia l’importanza del ruolo del corpo nel processo stesso. Per illustrare il ruolo del corpo utilizza il principio del marcatore somatico. Principio questo che si potrebbe spiegare come una modalità comunicativa propria del corpo con funzione di attivazione – adattamento – protezione.

È come un segnale che può far abbandonare immediatamente un’azione per portare a scegliere fra altre alternative che escludono l’azione pensata inizialmente, con l’intento di proteggere. Il principio del marcatore somatico attribuisce al processo di ragionamento una dimensione qualitativa non riducibile o riconducibile alla sola azione analitica cognitiva, fredda e logica.

Sapendo dunque che gli elementi che intervengono e orientano il decidere, la scelta, sono di natura cognitiva, emotiva, esperienziale, quando si presenta il momento di decidere: si o no? … cosa fare nella pratica?

Una precisazione è dovuta. Non è possibile all’interno di un processo decisionale slegare, in termini di dicotomia, o questo o quello, la ragione dalle emozioni dall’attività neurofisiologica. Sono elementi correlati e in forte interazione tra di loro.

È possibile tuttavia allenarsi a raggiungere una piena consapevolezza del momento che si vive. In questo modo, in coscienza, si attribuisce ad un elemento un ruolo più forte rispetto agli altri elementi presenti.

Come se in una squadra, in alcune fasi del gioco, volutamente si scegliesse (per strategia interna) di dare più spazio ad un giocatore piuttosto che ad un altro.

Nella pratica, tre sono le vie percorribili per la scelta.

La via della massimizzazione della LOGICA. Strada questa che pare dare alla persona più sicurezza per via del controllo. Abbinerei questa via alla persona riflessiva, materialista, programmatrice, precisa, che vuole avere tutto sotto controllo, comprese le proprie emozioni-reazioni.

Razionalità, utilizzo di calcolo sono fortemente prediletti,  il tutto si concretizza nell’impostazione del metodo ceck list dei + e dei –

Si utilizza carta e matita, si imposta uno schema a sezioni, si sceglie sulla base di un calcolo di vantaggi e svantaggi presenti, concreti, tangibili, e su un calcolo delle probabili conseguenze. L’atto di scrivere, di mettere su carta facilita il coinvolgimento del ragionamento “freddo”, non elimina del tutto la spinta emotiva, tuttavia è la forza riflessiva quella che prevale e guida: “mi fermo, rifletto, calcolo se …sulla base di …”.

Questo metodo pone in rilievo che cosa è oggettivamente presente e che cosa manca nel momento della scelta, che cosa implica la scelta in termini di perdita e acquisizione, di svantaggio e di vantaggio, quali le possibili conseguenze delle azioni che si metterebbero in atto in termini positivi e negativi nell’immediato o nel futuro. È un metodo che richiede la pianificazione e la progettazione di strategie mirate e funzionali all’obiettivo.

In questa modalità, succede anche che si possa optare per la scelta apparentemente e inizialmente meno gradevole, che non soddisfa alcuni bisogni, ma che risulta la migliore in previsione dei progetti e dei risultati futuri.

Esempio: “scelgo di fare questo lavoro, nonostante non mi soddisfi oggi, mi offre l’opportunità di… mi trasferisco, inizialmente non mi è del tutto favorevole, però …decido di non partecipare a questa competizione anche se le probabilità di superare il turno sono ottime, perché il mese prossimo …”.

La persona scende a compromessi, che risultano essere positivi, lo sguardo non è fermo ad una non piena soddisfazione di oggi, piuttosto è focalizzato al positivo del domani.

Altra via, la voce della PANCIA. Scelta che si fa sull’onda del primo e immediato pensiero. Si percepisce prima il movimento delle viscere e solo dopo l’intervento della mente. È la scelta più vicina alla persona impulsiva, istintiva, spontanea. Non si ferma a pensare a che cosa accade adesso o dopo, parte subito, segue la spinta interna. Non pensa sicuro, insicuro, agisce d’impeto. “Non ho tempo per pensare, faccio, scelgo”.

Cosa utilizza questa persona per scegliere? Si basa sull’istinto, su una spontanea attrazione, non sente né troppa sicurezza né troppa insicurezza, non si cura del prima o del dopo della scelta. Si lancia, non sente nulla e nessuno, qualcosa accadrà. Persona che definibile fatalista, abbassa le barriere che la razionalità chiederebbe, si lascia guidare da un primitivo istinto non modulando alcuna emozione. Porta in primo piano le emozioni primarie, funzionali alla sopravvivenza, in questo caso la sopravvivenza è agire e basta.

Esempio: “ho saputo, parto subito … mi sono stufato, mollo me ne vado …non mi interessa, ho deciso … questo è quello che voglio …farò quella gara … ”.

Infine c’è la via del CUORE. Via che personalmente ritengo contenitore delle due precedenti: la mente e la pancia. È la persona che sceglie con il cuore, che armonizza emozioni primarie e secondarie, istintive e acquisite. È la competenza emotiva che padroneggia la scelta. La persona sceglie di ascoltarsi. Domina il bisogno di star intimamente bene con se stessa, predilige la percezione di serenità intima, qualunque siano i vantaggi o i rischi.  Il focus è sul qui ed ora emotivo. Come mi sento adesso nel fare questo?

La scelta è finalizzata a prevenire la dispersione di energie emotive preziose. È la scelta che la persona fa pensando di prevenire i se e i ma. Decide in risposta ad un suo benessere del qui ed ora, non calcola non pensa alle probabilità. Non calcolare, in questo caso,  non esclude l’essere attenti.

La persona infatti accoglie legge elabora emozioni forti, non rifiuta, modula in funzione del qui ed ora. Non esclude la spinta viscerale, contestualizza il significato della stessa. Come un pilota che prima conosce bene la reazione dell’aereo in prossimità di una turbolenza, e, che dopo, altrettanto bene sa quale regolazione “biologica” attivare perché l’aereo voli ad alta quota senza rischi!

“La difficoltà della scelta non sta in cosa si sceglie, la difficoltà sta nell’essere responsabili della scelta”. (Loredana Borgogno, 2019)

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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.