Lo sport è lasciare la libertà al corpo e alla mente di esprimersi insieme senza gerarchie, lo sport è trovare un pò di felicità e di gratitudine sapendo di esserne l’unica artefice”. (L.B.2010)
In questa società le cui dimensioni mutano con una velocità disarmante, caratterizzata dai tanti e continui cambiamenti, ci si sente spesso piccoli e soli. C’è un contesto però in cui questa sensazione per tanti di noi si annulla, un contesto in cui non ci sentiamo solo numeri ma persone, un contesto che si veste di anima di passione dove si condividono progetti sensazioni o semplicemente alcune ore della nostra quotidianità: è il tempo dedicato all’attività sportiva.
Non è la tipologia di sport ad unire ma la percezione di trovarsi in un ambiente amicale dove siamo umani non numeri. Succede poi che alcuni di noi scelgano lo sport come lavoro, lasciando che lo stesso diventi la professione che occupa l’intera giornata.
Da qui in poi tutto deve cambiare.
Non è più sufficiente vivere “amicale”, è necessario fermarsi riflettere e comprendere che si cammina continuamente su un filo continuum dove da un lato c’è solo divertimento semplicità e dall’altro responsabilità impegno e cura a favore di chi si affiderà a noi.
È necessario riflettere sulla parola coach, maestro o insegnante che si voglia dire, che tanto piace sentire perché dà tono, visibilità e posizione top down.
È un dovere riflettere sulla posizione che si va a ricoprire e su quale siano i propri obiettivi; obiettivi questi che dovranno coniugare fatica, impegno, risultato, divertimento con il dovere di far crescere e accompagnare altri alla conquista di un successo, il loro successo.
Succede che si sottovaluta “il lavoro” che ci si appresta a fare. Ci si lancia con parole progetti che in realtà non appartengono al proprio essere, idee che hanno attratto in un momento di euforia e che, passata la stessa, sono già passate. Si torna alla normalità, al solo lato del continuum del divertimento dimenticando che dall’altra parte ci sono appunto persone!
Persone che hanno investito fiducia stima tempo denaro sogni e che si ritrovano improvvisamente senza direzione, si ritrovano a camminare soli disorientati proprio in quel contesto che tanto oggi dovrebbe far la differenza in professionalità ed umanità!
Essere insegnanti o coach non è una passeggiata non è uno scherzo non è un momento che va e che viene a proprio piacimento dove far un passo avanti e due indietro. È un disegno importante che ci rappresenta, che ci presenta e, che parla di noi.
Chiunque sia la persona che si affida ad un maestro, ad un coach, atleta dilettante professionista amatore che sia, è sempre una persona che ha emozioni e le condivide, che ha desideri progetti e suoi obiettivi. Perché scrivo?
Perché come insegnante ho dato e do tutta me stessa a chi lo chiede a chi crede in me a chi mi sceglie, perché ho provato delusione e impotenza nell’assistere ai tanti danni che molti fanno con leggerezza d’animo, per tornaconto personale, per poca umiltà, per una pericolosa superficialità.
Scrivo perché come atleta ho avuto ed ho nuovi sogni desideri obiettivi, perché come atleta con cuore aperto mi sono affidata e fidata pagando non poche volte la superficialità di altri, l’egoismo di altri, dovendo poi far appello a tutte le mie forze per ritrovare la strada e non perdere di vista sogni e obiettivi. Scrivo perché credo da tanti anni e ancora voglio credere che lo sport non è solo sport.