La meditazione: quando una tecnica diventa un gioco di famiglia.

La meditazione è una tecnica di salute e benessere che giova a tutti, uomini donne e bambini di qualunque età. Così come curiamo il nostro corpo, dimostrandolo al bambino attraverso la pratica di discipline sportive, altrettanto è fondamentale curarci della mente ed insegnare questo al bambino.

Molti gli adulti che oggi dedicano tempo alla pratica della meditazione, e, solitamente lo fanno nel momento in cui non sono presenti i bambini, poiché inferiori sono le probabilità di essere interrotti. Perché invece non coinvolgere anche il bambino partendo da un’idea di gioco per poi nel tempo guidarlo verso la meditazione? Ad oggi nessuno mai ha detto che i bambini non possono praticare meditazione, anzi! 

Alcuni studi sembrano confermare che i bambini che apprendono e dedicano un po’ di tempo alla meditazione, affrontano meglio la scuola, sono più propensi alle emozioni positive e, ritengo, anche più facilitati nella pratica di discipline sportiveCosì come nell’adulto, anche nel bambino, la meditazione favorisce la capacità di focalizzarsi, di concentrarsi, di autocontrollo, favorendo la scoperta del proprio corpo e lo sviluppo della creatività.

I bambini sono immersi in una società che invia loro innumerevoli stimoli, che non sono ancora in grado di elaborare e discernere fluidamente; stimoli che uniti alle intense attività scolastiche, a quelle extra scolastiche, non li rendono immuni dal vivere il baby-stress[1].

Differenza non poco importante è che, mentre noi adulti possiamo renderci conto che siamo “stressati”, il bambino non può ancora decodificare lo stress o averne cosciente consapevolezza e, dunque, non può correre, come si usa dire, ai ripari.

I bambini soggetti a baby-stress che vivono in ambienti troppo ricchi di stimoli possono esser soggetti nel tempo a difficoltà a livello sociale, o a problemi legati al linguaggio o alle abilità motorie, oltre che i classici problemi di concentrazione.

Come praticare la meditazione. È possibile praticarla in casa, il salotto o bordo letto in camera sono gli ambienti ideali, seduti a terra uno accanto o difronte all’altra (questo trasmette al bambino la sensazione di gioco) oppure se si preferisce è possibile anche ai giardini cercando però di isolarsi e sedersi sotto un albero. Condizione quest’ultima che può risultare anche più vicina ai bambini, loro amano immaginare e creare personaggi o scene in un ambiente in cui solitamente giocano. Meditare da bambino significa nel concreto riuscire a fermare l’attenzione su qualcosa.

Una buona strategia perché inizialmente accolga la meditazione è descriverla come il suo “segreto” che gli altri non conoscono e che solo lui può utilizzare. Partiamo dal respirazione, base della meditazione.

Possiamo suggerire ad esempio di immaginarsi sdraiato con una pallina sulla pancia e ogni volta che respira gonfiando la pancia la pallina si alza, quando invece svuota la pancia la pallina scende, se va veloce la pallina cade se va lento la pallina non cade. Partecipate, ogni tanto dite lui che la vostra pallina è caduta e che dovete ripetere la respirazione e, lo farete fino a quando la pallina non cadrà più.
Potete utilizzare per la respirazione anche metafore. Personalmente utilizzo spesso il ruscello. “Immagina un ruscello […] Come vedi l’acqua? Immergi i piedini come la senti? […] Immagina che ogni volta che respiri e il pancino si gonfia l’acqua si calma ed ogni volta che il pancino si sgonfia l’acqua diventa sempre più trasparente […].”. È importante sul finire della meditazione ricordare al bambino che questo è il suo luogo segreto dove lui può tornare ogni volta che lo desidera, dove c’è il ruscello che ha l’acqua calma e trasparente.

In questo modo il bambino “giocando” con la mente impara a respirare, a controllare i tempi del respiro e a sentire il proprio corpo, e, senza esserne del tutto consapevole pratica un auto rilassamento. Nel tempo unite a questo il gioco del silenzio. Solo alla fine lui potrà rivelare quante volte la pallina è caduta o come ha visto il ruscello. Usate una voce calma tono di voce basso e dolce.

Inizialmente utilizzate un tempo che il bambino possa accettare (10minuti) e lasciate che sieda come più sta comodo, solitamente scelgono le gambe incrociate, oppure fate in modo che imiti voi.

Utilizzate immagini che può recuperare facilmente nella mente così che possa seguirvi facilmente nel percorso e memorizzare. Guidatelo a fermare l’intera attenzione su quello che fa e che sente. In altre parole, gli state insegnando come e cosa può fare quando vuole sentire quello che sta succedendo in lui. Meditare per il bambino può essere visualizzare un’immagine, immaginare di sentire un odore, un suono, o ripetere come se fosse un mantra una frase che a lui piace.

Quello che può sembrare per lui un gioco, perché usa il pensiero creativo, in realtà è un momento di piena attenzione un momento in cui acquisisce controllo di sé, un momento in cui migliora l’autostima e la sicurezza perché si sente capace di…e soprattutto è un momento in cui può sentirsi felice perché stabilisce un contatto con il genitore perché fa qualcosa con il genitore (“sono con il mio papà/mamma, io e lui/lei”, un momento tutto nostro).

Potete insegnare la meditazione voi genitori conoscendo alcune tecniche di base e lasciandovi guidare dalla semplicità e dalla fantasia. Cominciate prima a farlo voi con una certa regolarità, e, nel bambino lentamente si accenderà la curiosità…e inizierà a farvi domande. Nata la curiosità potrete iniziare a dedicarvi tempo.

Non trascurate di pensare alla meditazione come ad un gioco per il bambino, dunque se non vuole farlo, non forzatelo, ma, continuate a farlo voi. Ricordate che i bambini ci guardano ci osservano siamo un esempio. Se molliamo noi, lui penserà che non è poi così tanto utile e divertenteL’obiettivo è entrare in contatto con loro e creare con loro attraverso l’immaginazione un luogo comune bello calmo colorato, vostro ma che lui potrà “visitare” ogni volta che ha piacere. La meditazione va ripetuta se possibile tutti i giorni, ed è importante alla fine chiedere al bambino di disegnare o raccontare quello che ha visualizzato.

Non sempre è un percorso facile portare il bambino verso la meditazione, tuttavia si può riuscire nell’intento con pazienza e volontà, aiutati dalla consapevolezza che man mano che lui crescerà, modellerà a suo piacere la meditazione e ne farà uso quando più ne sentirà il bisogno o piacere. È un momento di benessere fisico e mentale che andrà apprezzando nel tempo.

Buon cammino e buona meditazione a voi!

Non esitate a contattarmi per qualsiasi informazione o per sedute di prova scrivendo a: loredana@comunicare-insieme.com oppure  dana.insieme@gmail.com

Dr.ssa Loredana Borgogno

[1] Baby-stress: neologismo personale che utilizzo per definire il corrispondente dello stress adulto nel bambino.

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Dimmi, ti ascolto, mentre tu cammini verso il tuo cambiamento... Psicologa, dopo un passato di atleta di livello mondiale, ho sentito che era giunto il momento di dedicare le mie energie, la mia passione, a chi vuole cambiare, a chi sente di voler superare l' "avversario" nascosto che oggi non gli consente di andare verso il suo traguardo.