“Tu piccolo, mi hai resa speciale con un tuo abbraccio”.
L’ incontro con un bambino con il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) smuove in me emozioni, timori, aspettative, desideri di obiettivi e, come verso tutti i bambini, un profondo rispetto e amore.
Si pensa a volte, che chi svolge alcune professioni, sia come “abituato” all incontro con queste creature e che questo li porti a muoversi con “automatismo” affettivo.
Ecco, per quanto mi riguarda, tutto questo è molto lontano dal mio essere e comportarmi. Non mi abituo ne emotivamente né razionalmente a loro.
Rimango aperta e inesperta, come se fosse sempre la prima volta. Come le prime volte ho timori paure insicurezze e altrettante certezze.
Tutto inizia da zero ogni volta. Solo così, credo, si possa catturare più possibili “bellezze” nascoste in ogni bambino.
Mi sono avvicinata tempo fa ad un bambino, prime parole al mio arrivo: “guardi è un caso difficile, è un bambino difficile”.
Ecco questo è quello che non gradisco. Niente pregiudizi, niente “etichette”. Cosa significa è un “caso” difficile?
Non è un caso è un bambino.
Cosa significa è un bambino difficile?
Come sono i bambini non difficili ditemi?
Perché vengono nominati difficili anche i bambini capricciosi oggi!
ll bimbo con il Disturbo dello Spettro Autistico è un bambino con le sue caratteristiche, non è la diagnosi o la nostra “interpretazione”.
Al primo incontro ho guardato per ore il suo viso, i suoi occhi, il suo corpicino, dove andava, cosa faceva, e basta null’altro. (Non descrivo il dire dei presenti)
Questo perché per prima cosa voglio vedere un BAMBINO, nulla di più.
Voglio incontrare il bambino e non, cosa ha o cosa non ha.
Passati i primi incontri, ho lasciato che fosse invogliato a cercarmi, sono stata per tempo in disparte e l ho avvicinato solo quando lui era pronto.(Per gli altri non fai nulla!).
Non ho passato tempo a rincorrerlo, a chiamarlo continuamente, a riprenderlo per ogni cosa. Ho aspettato che lui capisse che non ero li per quello che faceva, piuttosto ero li per lui.
Non credo nel metodo dell’addestramento (ahimè non rado) del bambino, credo nell’ apprendimento di cosa si può o non si può fare, attraverso l’autorevolezza delle regole, del comportamento, senza mai spogliarla dell’amore.
Non sempre è la via più facile e nemmeno quella più breve, anzi.
Tuttavia nel tempo, la pazienza, i momenti di demoralizzazione, i momenti di insicurezze, cosi come quelli di positività, le paure, i passi avanti e quelli indietro, vengono ripagati.
Forse con qualche bambino funziona di più, con qualcuno meno, questo è cosi in ogni cosa che nella vita si affronta o si fa.
Quello che penso è che loro sentono il “rispetto” per la loro unicità e non apprezzano che si confermi la loro DIVERSITÀ.
Oggi il bimbo sorride, è tranquillo. Forse durerà forse no, non lo so, tuttavia oggi sta così!
È meraviglioso averlo osservato passare da nervosismo, dispetti, fughe a presenza abbracci e tranquillità.
Da qui caro piccolo, insieme “io e te” faremo cose!
Loredana