“Da bambini mendichiamo amore, divenuti adulti lo dobbiamo guadagnare, vivendo con gli altri siamo chiamati a distribuirlo e a condividerlo”. (cit.).
Aggiungo alla citazione: condividerlo significa accettare quello che è, e che può l’altro. Un incontro speciale che subito mi viene alla mente.
L., 10anni, viene inviata perché ultimamente appare insicura e inizia ad avere comportamenti oppositivi.
“Loredana, i miei genitori mi dicono che ho 10anni e che devo sbrigarmela da sola perché oramai sono grande”.
Adesso è importante comprendere, prima di ogni altra parola:
“L., capisco, e dimmi, tu come ti senti?”
“A dir la verità come posso dirti, non penso di essere già grande, mi piace giocare con le amichette, forse posso giocare meno fare più compiti, preparare la cartella da sola come vuole papà, o fare la colazione da sola, non so, però anche se faccio tutte queste cose sono più grande? Non capisco e così faccio arrabbiare mamma e papà”.
Dolce la piccola L., quanto si chiede alla sua ingenuità dell’età, quanto peso sente addosso. Per lei il gioco equivale a esser piccola, tutto il resto è essere grandi. Spesso si confonde fare le cose insieme ai propri bambini come tempo per viziarli.
Accade così che si dimentichi che tutto può semplicemente avere il sapore e significato di “vivere” tempo insieme. Si è sempre di corsa, si passa tutto il giorno distanti dai propri figli.
Perché non dare un senso diverso al tempo che si trascorre insieme, contribuendo lo stesso alla loro crescita?
Fare la cartella ad esempio, può non essere un vizio, bensì una “carezza” d’amore per entrambi. E nelle carezze d’amore si cresce, acquisendo sicurezza.
Non è fare da soli che fa crescere. Anzi a volte si alimenta il “non ce la faccio, non sono capace”. Il bambino può fare la cartella da solo, ma non stando solo in stanza. È possibile responsabilizzarlo anche senza materialmente fare nulla nel momento. Stare con il sorriso accanto a lui.
Esempio: “allora io conto fino a 50 e tu in questo tempo prepari la cartella, se metti tutto e vinci domani la faccio io per te, se invece il tempo finisce, ricominci ma il tempo sarà più breve..”.
Uno dei tanti modi per divertirsi insieme. Tutto con il sorriso. Tutto insieme. Tutto come un gioco e non “devi”. I bambini adorano la competizione.
La colazione, momento di grande importanza, educativo dal punto di vista di sana abitudine alimentare e prezioso dal punto di vista di presenza famigliare. Ancora ricordo mia madre che apparecchiava la tavola per i suoi quattro figli. Che bello quattro tazze, i cucchiai grandi, lo zucchero il pane il profumo del latte caldo. E lei che si gustava il caffè.
Quanto e per quanto rimane nel cuore di un bambino tutto questo! In quei momenti cresce nella consapevolezza dei valori e del rispetto.
È vero la mattina si è spesso di corsa. Quanto vale però, iniziare prima la giornata, sedersi a tavola con i propri figli e gustarsi la colazione insieme?
Può sembrare difficile da realizzare perché ci facciamo vivere dal tempo e non viviamo noi il tempo. Quanto cambia!
Abituarsi a non esser meccanici, e godere del tempo che possiamo rubare alla routine. Dare cose da fare al figlio per dimezzare i tempi non sempre corrisponde a lui che cresce, piuttosto a lui che obbedisce.
Un sorriso del proprio figlio mentre gusta il suo cibo, e noi accanto a lui che gustiamo il nostro. Quanta ricchezza!
Si riesce a immaginare quanto differente può essere ad esempio lo stato d’animo del bambino che andrà di li a breve a scuola?
Non solo, e il nostro avvio di giornata?
C’è tempo, avrà tempo L. per crescere e diventare grande nelle cose da “grandi”.
Adesso è il momento in cui lei possa sentirsi capace e sicura e, questo viene proprio da un efficace e funzionale comportamento genitoriale.
Si può parlare poco e dare cose da fare così da far SENTIRE grandi i piccoli. Ricordo ancora…
Aiutavo mamma in cose che per me sembravano irraggiungibili eppure nel farle pensavo solo a riuscirci. E così crescevo, senza saperlo, e soprattutto senza che nessuno mi mettesse addosso la responsabilità di “adulto” che ancora non avevo.
A otto anni davo la cera rossa in ginocchio, magari dopo aver fatto i compiti, eppure mi divertivo, perché tutto era tempo passato insieme.
Quel suo: “brava” cambiava tutto!
E, facevo una cosa da grandi! In quel momento crescevo, senza rendermene conto, comprendendo il valore del pulito del bello e di quanto sia faticoso. Forse mi aiutava qualche volta a fare la cartella, quanto altro apprendevo.
Così spontaneamente ho suggerito:
“L. chiedi ai tuoi genitori di fare le cose insieme, anche la cartella, prova a giocare con loro pur facendo le tue cose. Una volta fai la bimba tu e prepari la cartella, la volta dopo tu fai la mamma e la mamma fa la bimba, sono certa che ti sentirai meglio e farai ancora meglio tutto quello che sai già fare”.
L. entusiasta mi risponde: “Mi piace, forte lo farò!”.
Divertitevi dunque, perché è insieme che si cresce.