Quando vieni colpito (e sottolineo “colpito”, perché una morte per Covid, qualsiasi sia l’età, la razza, il genere, non ti tocca, ti colpisce e ti mette seduto!) vicino da quello che accade oggi è inevitabile porsi domande.
Pandemia, rischio di contagio, allontanamento dal proprio caro. Non puoi vederlo, non puoi salutarlo, anche quando hai dovuto lasciarlo solo in ospedale, in struttura.
Ti trovi fuori dalla camera mortuaria, in mezzo a un cortile, ti consegnano una bara.
Perché questa imposizione?
Viene richiesto di de-umanizzarci, e indirettamente di non liberare ed esternare le emozioni?
Viene richiesto di de-umanizzarci, e indirettamente di non liberare ed esternare le emozioni?
Questo devi fare, reprimere rabbia, dolore, uno sguardo per, ripartire, accompagnato da parole “apparentemente” consolatorie: ” è meglio così, è rischioso, ricordateli come erano…”.
Chi decide questo per noi! Chi si è impossessato del nostro diritto di stare accanto ai nostri cari, quando oramai sono lì, con gli occhi chiusi!
Chi ha deciso di “renderci” umani robotizzati!
Ci viene chiesto di stare in casa, ci viene chiesto di non lavorare, ci viene chiesto di rinunciare alla relazione, e quale restituzione a tutto ciò!
Una stanza vuota, un ingresso con mascherina, guanti, una persona alla volta, solo parenti stretti, concedendo uno sguardo ad una persona oramai inerme, in una bara, cosa potrebbe succedere?
Perché i plexiglass per i negozi, e poi non ci può essere una stanza con un vetro da dove poter salutare il tuo caro!
Un minuto come per dirgli: sono qui!
Un minuto come per dirgli: sono qui!
Gli operatori entrano, mascherina, guanti, lo chiudono, e allora, perché il padre, il figlio, la moglie o fratello che sia…non può vederlo? Cosa differenzia gli uni dagli altri?
Uno sconosciuto lo vede, il legittimo no!
Quale potere si esercita su noi anche su queste decisioni?
Ognuno in cuor suo sa che se ci fossero centinaia di deceduti in una sala, non si chiederebbe un minuto.
Lo si chiede oggi, perché qualcosa non torna, perché tante sono le contraddizioni, perché tante sono le cose che non si sanno.
Si chiede un minuto, un attimo per uno sguardo, prima che quel coperchio copra per sempre!
Affrontare la morte, accettare una perdita di un caro in questa condizione, è poi nostro compito, e, non basterà un minuto!
Dimmi, ti ascolto.
Loredana