Mi è capitato recentemente di essere seduta al tavolo di una birreria e di osservare una coppia che fa ingresso nel locale mano nella mano. I due si siedono proprio davanti a me e catturano la mia attenzione con il loro comportamento.
Lei seduta, il tovagliolo ancora all’interno del bicchiere, guarda intorno a sè, osserva il locale; lui, tolto il tovagliolo dal bicchiere, con capo chino si guarda le mani e inizia a giocare con la fede. Tra loro, nell’attesa di ordinare, non una parola, non uno sguardo , un sorriso, nessuno scambio.
Li osservo e sento di assistere a qualcosa che è ancora meno di un vecchio film muto – almeno in questo la mimica dava un senso – percepisco solo un tempo “inutilizzato”, tempo lasciato andare, preso in giro, vissuto solo dalla condizione stessa di “esserci”.
Non posso, non conoscendo la realtà del loro rapporto, sapere se sia assenza di considerazione, abitudine, un dopo scontro o altro, certo è che l’assenza di dialogo condita da scarsa mimica e fredda postura tutto fa pensare meno che ad un momento di vive emozioni, di effervescenza, di soddisfazione, di dono di presenza l’uno per l’altra, di vita!
Giunge il cameriere l’uomo ordina per sé, la donna fa altrettanto. Si guardano per un attimo e poi ancora silenzio, quel silenzio che però nulla dice che non ha vita, l’unico vero protagonista di questa loro serata. Mangiano quasi allo stesso ritmo, si gustano il caffè ordinano il conto, che, pensandoci è l’unico momento in cui mi è data la possibilità di sentire una voce.
Nell’attesa di pagare ecco che entrano in scena due nuovi “protagonisti”, i cellulari! Inutile dire che da qui in poi, a parte un susseguirsi veloce di suoni, probabilmente per invii e ricezioni di messaggi, non esiste altro se non una loro ancora più marcata distanza.
È passata più di un’ora e mezza e mi rendo conto di esser caduta in trappola … io stessa ho riempito il mio tempo con il loro tempo vuoto, con un tempo che non è stato tempo, non è stato vita. Penso a quante volte si dice che ogni secondo della nostra vita è prezioso è unico, penso a chi si trova steso su un letto con tubi ovunque e lotta per avere un secondo in più da vivere e a chi incosciente, ne spreca anche più di uno. Ci sono cascata in pieno …esattamente come loro!
Ho pensato con quanta facilità si dà spazio alla “pigrizia” verbale, alla noia sociale, e a come si riesca a perdere il controllo della propria vita, mostrando per altro un’immagine di sé così “piccola”. Tutti noi conserviamo ancora la gioia del “bambino interiore” eppure siamo così bravi a reprimerla, potremmo dar libero sfogo a felicità giochi sorrisi parole emozioni e invece cosa ne facciamo del nostro tempo? Ogni minuto, secondo, lasciato andare a fondo non sarà mai più nostro!
Perché dunque mi domando e domando lamentarsi di una società che cambia in peggio, di una società fredda, priva di valori di sentimenti, se, siamo noi che per primi ci permettiamo il lusso di non dar valore al nostro tempo a chi ci circonda?
Il “film” che ho visto può è vero (non abbiamo aperto porte!) nascondere un contenuto diverso, e quindi avere un suo senso, tuttavia, resta comunque che quanto mostrato alla luce del sole consegna una riflessione su quanto spesso capita sentire: “che vita oggi, non abbiamo più tempo per noi!” Siamo sicuri che sia così?